E’ tra le zone più conosciute dell’isola, considerato ancora oggi la parte più aspra e selvaggia della Sardegna. Gli aggettivi che vengono utilizzati per descriverlo sono tanti. Impervio, affascinante, magico, misterioso ma anche pericoloso e avventuroso. La sua storia ha contribuito a creare un’immagine di questo territorio quasi mitica e leggendaria.
Per comprendere al meglio cosa sia veramente Il Supramonte è necessario andare e camminare sopra le antiche pietre calcaree, i sentieri dei pastori, le vecchie mulattiere dei carbonai, in mezzo ai profumi e i colori della macchia mediterranea, sotto gli alberi delle più antiche foreste primarie d’Europa, le rocce delle cime brulle e spoglie, cercare di sentire i suoi silenzi e le emozioni che questo mondo trasmette.
Il Supramonte è un massiccio montuoso calcareo-dolomitico situato nella parte centro orientale della Sardegna. Ha un’estensione di circa 350 km quadrati e ricade nei territori di Oliena e Orgosolo con le montagne più alte e la parte più interna, Urzulei la parte centrale, Dorgali e Baunei tutta la parte che dalle montagne dell’interno degrada verso il mare.
La sua storia geologica risale all’Era Mesozoica (dai 180 ai 70 milioni di anni fa) tra il periodo Giurassico e Cretaceo. I suoi calcari si sono originati da lenti processi di sedimentazione susseguitisi per milioni di anni e che anno inglobato una enorme quantità di materiale organico, detriti e sedimenti marini, conchiglie delle diverse specie, molluschi, ecc.
Il paesaggio
L’erosione dell’acqua e del vento ha dato vita a una straordinaria varietà di forme: cime affilate, pareti strapiombanti, gole e canyon, grotte e archi naturali, doline, falesie, creando in vaste aree un ambiente lunare, aspro, unico. Solo la pazienza del camminatore conduce alle scoperte più segrete ed emozionanti.
L’altezza media è di circa 900/1000 mt s.l.m. La vetta più alta è il Monte Corrasi 1463 mt. Seguono: Punta Sa Pruna 1391 mt; Sos Nidos 1350 mt; Punta su Nercone 1263 mt; Su Husidore 1147 mt. Fra le centinaia di grotte si annoverano: Il complesso carsico più grande d’Italia, circa 74 km esplorati, che comprende la grotta di Su Palu, Monte Longos, Su Molente e sul mare La grotta del Bue Marino. Altro complesso carsico molto interessante è quello di Sa Ohe e Su Ventu finora esplorato per circa 24 km. Sono presenti grandi foreste di lecci tra cui la foresta primaria di “sas Vaddes” tra le più antiche d’Europa dove è possibile osservare grandi esemplari alti decine di metri. Oltre a diverse piante e fiori Endemici che vegetano nelle radure e creste della montagna.
L’uomo e il supramonte
L’asprezza dell’ambiente dei Supramontes non ha mai favorito la presenza dell’uomo; proprio questa, però è stata la sua fortuna e per questo gran parte del territorio è in sostanza incontaminata. Come ieri anche oggi gli unici veri custodi dei Supramontes sono i pochi pastori che continuano ad allevare in queste montagne i loro animali. Sono loro che conoscono le strade, i sentieri e i segreti di una terra sotto certi aspetti ancora da scoprire.
Non mancano le testimonianze del passato, a partire dal paleolitico superiore con i ritrovamenti umani nella grotta Corbeddu, del Neolitico con i resti della grotta Rifugio e di Sisaia e soprattutto le numerose testimonianze dell’Età del Bronzo, con i Villagi Nuragici di “Sa Sedda e sos Carros”, Or Murales, Sas Vaddes, Doinaniharo, Tiscali ecc.